Motivazioni, opportunità e sfide del lavoro flessibile

HR Today


La digitalizzazione, l'automazione, la globalizzazione e la virtualizzazione modificano il nostro modo di lavorare. Da diversi anni si osserva un aumento delle modalità di impiego flessibile e temporaneo. Al contempo, a causa della crescente flessibilità i confini tra lavoro, individuo e azienda datrice di lavoro si fanno sempre più indistinti.

In un mercato del lavoro dinamico come quello attuale, emergono nuove esigenze individuali a cui finora si è prestata poca attenzione. Questa evoluzione dimostra quanto sia importante capire meglio la realtà dei lavoratori flessibili. In una ricerca condotta congiuntamente da HR ConScience, l'Università di Lucerna e swissstaffing, trentuno cosiddetti flexworker sono stati interpellati sulle motivazioni, le opportunità e le sfide della loro situazione.

I «flexworker sono persone che desiderano lavorare in modo flessibile, che sia per reinserirsi nel mondo del lavoro o perché quella è la loro filosofia di vita» (swissstaffing, 2019). Nello studio si è fatta la distinzione tra tre tipi di flexworker.

  • Tipo 1: lavoratori che cercano impieghi temporanei attraverso un classico prestatore di servizi per il personale che gestisce il tutto.
  • Tipo 2: lavoratori che cercano e gestiscono gli incarichi attraverso piattaforme online basate sulle nuove tecnologie.
  • Tipo 3: lavoratori che ottengono incarichi attraverso una rete personale di contatti (p.es. gli indipendenti).

Figura 1: panoramica dei partecipanti allo studio

Perché i lavoratori temporanei vogliono flessibilità?

Le motivazioni che spingono a cercare una forma di lavoro flessibile sono molteplici. Spesso si tratta di una scelta consapevole. Molte persone desiderano un alto grado di flessibilità, perché consente di conciliare lavoro e impegni privati (p.es. occuparsi di bambini o genitori, seguire una formazione). Ma ci sono anche ragioni economiche: con il lavoro flessibile, gli indipendenti possono per esempio coprire lacune finanziarie accettando mandati proposti su piattaforme online, che si aggiungono alla loro attività abituale. Altre persone si avvalgono di questa forma di lavoro per (re)integrarsi nel mondo professionale o in determinati campi di attività.

Altre motivazioni sono la volontà di autogestione, realizzazione di sé e riconoscimento personale. Rispetto ai lavoratori fissi, quelli flessibili dispongono di un’ampia autonomia e di libertà che, nei rapporti con i committenti, li fanno sentire come partner di pari livello. Possono infatti decidere se accettare o rifiutare determinati incarichi o datori di lavoro, e gestire il proprio tempo. Per chi ha un impiego fisso, il lavoro flessibile può anche offrire un’opportunità di realizzarsi, poiché gli incarichi temporanei permettono di compensare aspetti che mancano nella vita di tutti i giorni o di fare qualcosa di diverso dal solito (p.es. completare un lavoro in ufficio con attività di giardinaggio per rimanere in migliore forma fisica). I flexworker ricevono inoltre un riscontro dopo ciascun impiego e possono esprimere una valutazione sul committente, mentre per i lavoratori fissi di solito questa possibilità si presenta solo durante il colloquio di valutazione annuale.

Che opportunità e sfide presenta il lavoro flessibile?

Sono due lati della stessa medaglia (vedi figura 2): il vantaggio della flessibilità e dell’autonomia implica anche un’elevata capacità di assumersi responsabilità per proteggersi dalla disponibilità illimitata, ma anche per essere in grado di gestire in modo professionale tutta l’attività (acquisizione dei mandati, esecuzione del lavoro, contabilità ecc.).

Da un punto di vista finanziario, il lavoro flessibile costituisce un’opportunità per (ri)accedere al mercato del lavoro o per cominciare in un nuovo settore. Tuttavia, i flexworker sono spesso anche confrontati con una certa insicurezza finanziaria, poiché non è sempre facile valutare il volume degli incarichi. 

Lo scambio regolare con i committenti e le loro valutazioni sono un aspetto positivo, perché aiutano a capire se si sta lavorando bene e a migliorare le proprie prestazioni. Questi riscontri continui possono però anche rappresentare un problema: i lavoratori flessibili dipendono dal giudizio positivo dei clienti se vogliono continuare a ricevere lavoro.

Figura 2: opportunità e sfide del lavoro flessibile

Quali sono i prerequisiti per riuscire in quanto lavoratore flessibile?

Gli intermediari professionali sono molto importanti per chi si avvale di prestatori di servizi per il personale (flexworker del tipo 1) o delle piattaforme online (tipo 2). Un manager interinale sostiene per esempio di beneficiare di un guadagno di tempo del 20-30% nell’acquisizione di nuovi mandati grazie al sostegno del suo intermediario.

Un’altra variabile da tenere in conto è la situazione familiare. Per lavorare su chiamata, per esempio, bisogna essere abbastanza liberi.

Essere un flexworker richiede spirito di iniziativa e autonomia. Dai lavoratori flessibili ci si aspetta che capiscano bene l’attività svolta e che sappiano organizzarla ed eseguirla in modo indipendente. Molto utili sono inoltre buone qualifiche e conoscenze approfondite della materia trattata.
Quando le esigenze dei clienti cambiano, un buon bagaglio di conoscenze e un alto grado di motivazione intrinseca possono compensare qualifiche mancanti.

La disponibilità ad agire in situazioni inedite, la capacità di adattamento, le competenze sociali e l’abilità di autopromuoversi sono requisiti personali importanti per riuscire a gestire il continuo variare dei datori di lavoro e delle condizioni. Un lavoratore flessibile che sa vendersi bene durante un incarico avrà migliori possibilità che i suoi servizi vengano richiesti di nuovo in futuro.

Per tutti i tipi di flexworker è bene avere una buona resistenza allo stress e la capacità di separare lavoro e vita privata. A causa del variare degli incarichi, talvolta anche pesanti, si tratta di uno stile di vita che può risultare intenso e  faticoso.

Quali conseguenze ha sul lavoro flessibile il Covid-19?

Variano molto, perché ogni lavoratore flessibile è diverso, è spinto da motivazioni diverse e svolge attività diverse. Sono variabili di peso il settore, la forma lavorativa e lo stato di salute personale. In alcuni ambiti (p.es. nella sanità o nell’agricoltura) al momento è necessaria manodopera supplementare, mentre in altri (p.es. nella gastronomia) gli affari sono a un punto fermo.
È una situazione economica difficile in cui anche i lavoratori flessibili prendono in considerazione cambi di attività (p.es. dalla cucina ai servizi di sicurezza). Se il lavoro flessibile è un’attività secondaria in cui al momento la domanda è scarsa, può convenire concentrarsi sul proprio lavoro principale. Per i flexworker che per motivi di età o di salute appartengono a una categoria a rischio, bisogna vedere se beneficiano di un’assicurazione tramite il proprio intermediario e se possono proseguire con l’incarico o se devono abbandonarlo.
Molti lavoratori flessibili si aspettano una maggiore concorrenza a causa delle previste ondate di licenziamenti, con possibili conseguenze anche a livello di discriminazione dovuta all’età.
Le idee più innovative degli intermediari (p.es. la nuova app di Uber per il personale ospedaliero) e dei flexworker (p.es. la determinazione a lanciarsi in nuovi settori e servizi) dimostrano tuttavia la grande capacità di adattamento ai cambiamenti di queste forme lavorative. In tempi di crisi, si tratta di un notevole punto di forza.

Lo studio sui lavoratori flessibili può essere scaricato all'indirizzo www.swissstaffing.ch/whitepaper.

Testo: dott.ssa Anja Feierabend & dott.ssa Lea Rutishauser, HR ConScience

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