Opportunità e sfide nella nuova era del mondo del lavoro

Gli ultimi mesi sono stati pesanti per la società e l'economia. Molti datori di lavoro hanno dovuto consentire dall'oggi al domani a quanti più collaboratori possibile di lavorare da remoto, così da preservare la produttività. All'inizio le sfide erano dunque prevalentemente tecniche, ma parallelamente è stato necessario mettere in campo le proprie capacità di coordinamento. A metà anno, poi, tutti sono stati chiamati a ritrovare progressivamente una parvenza di normalità, con ben poco in comune però con le modalità di lavoro prima della serrata.

La pandemia ci ha insomma obbligati a esplorare nuove forme e nuove routine di lavoro, e ha dato una spinta poderosa alla digitalizzazione, un effetto positivo del quale tutti noi possiamo beneficiare. Nel frattempo, lavoratori e organizzazioni si sono resi conto che le misure imposte e adottate controvoglia sono ora parte della quotidianità. Chi qualche mese fa partecipava solo in casi eccezionali a riunioni virtuali oggi ne gode i vantaggi, dal risparmio di tempo per le trasferte alla possibilità di evitare forme di saluto che ancora faticano a diventare un'abitudine.

Il telelavoro è un altro tema strettamente legato a questo periodo e ampiamente dibattuto. Dal confinamento in primavera, tutti noi ci siamo fatti un'opinione sul lavoro da casa: alcuni si sono sentiti subito a loro agio nell'ufficio domestico, altri hanno sentito la mancanza dello scambio diretto con i colleghi. Un recente studio pubblicato dal Gruppo Adecco («Resetting Normal: Defining the new era of work») approfondisce l'argomento: come e dove si vuole lavorare in futuro? Quali capacità saranno necessarie per svolgere i propri compiti?

Per scoprirlo, sono state interpellate ottomila persone provenienti da otto paesi. Dai risultati emerge un chiaro cambiamento di molti modelli radicati da generazioni. L'esigenza di maggiore flessibilità, per esempio, non è mai stata così impellente: tre quarti dei partecipanti all'indagine la ritengono importante per la ripartizione e lo svolgimento del loro lavoro, il 77% ne desidera di più a livello di scelta di come e dove lavorare, il 49% ha dichiarato di voler passare metà della settimana lavorativa al di fuori dell'ufficio. Il telelavoro non è dunque solo una misura d'emergenza, viene apprezzato e auspicato anche in futuro. I collaboratori desiderano trovare un equilibrio tra lavoro in ufficio e da remoto, nonché un contesto professionale e orari commisurati alle circostanze personali. Il 74% dichiara che un mix tra lavoro in ufficio e da casa è la miglior soluzione per il futuro. Non stupisce dunque che la metà delle persone interpellate abbia confermato che la conciliazione tra vita privata e professionale sia migliorata durante la pandemia, il che può avere ripercussioni positive anche sulla produttività.

La ricetta per la conduzione aziendale pare dunque essere concedere più flessibilità e autonomia ai collaboratori. Non mancano tuttavia le sfide per chi decide di puntare sull'organizzazione e la direzione da remoto. I rapporti umani, l'intelligenza emotiva e l'empatia sono fattori imprescindibili per condurre team i cui membri sono distribuiti in diversi luoghi. Secondo il nostro studio, proprio qui si cela un notevole potenziale di miglioramento: solo due partecipanti su cinque, infatti, hanno dichiarato che i loro superiori si sono interessati a dovere della loro salute fisica. Quasi una persona su tre ha affermato che durante la pandemia la sua salute è peggiorata. È dunque lecito supporre che ci siano lacune a livello di competenze trasversali tra i quadri superiori delle aziende. Come colmarle? Lo sviluppo della leadership o un coaching personale sono tra le possibilità, insieme alla ricerca del dialogo con i collaboratori e all'analisi comune degli elementi del lavoro flessibile che hanno funzionato bene e di quelli che invece presentano margine di ottimizzazione.

Stiamo vivendo un enorme processo di trasformazione che coinvolge le aziende, il nostro settore e la società. Per gestirlo servono disponibilità al cambiamento e la consapevolezza dell'importanza del principio dell'apprendimento vita natural durante indipendentemente dal grado di responsabilità e dall'ambito di competenza. Le organizzazioni che favoriscono attivamente il perfezionamento specialistico e personale di tutti i collaboratori saranno quelle meglio equipaggiate per il futuro.

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