Il settore delle risorse umane in trasformazione: Vince la digitalizzazione. Decide l’umanità.

L'IA e la monotonia di LinkedIn: i contenuti umani come valuta pregiata

Chi non conosce quel sorrisetto un po' ironico quando su LinkedIn appaiono post che sono stati evidentemente scritti con l'intelligenza artificiale? Riconoscibile dai lunghi trattini in inglese e dall'insolita «ß» in tedesco. In un mondo dominato da contenuti IA uniformi, la human curation diventa un fattore di differenziazione. C'è già chi parla di «crisi dei contenuti»: un'ondata di testi intercambiabili creati dall'intelligenza artificiale, mentre i contenuti autentici, creati dall'uomo, stanno diventando la nuova valuta pregiata.

Dalla riproduzione digitale alla vera innovazione

L'intelligenza artificiale è ormai una realtà quotidiana. Secondo lo studio «Künstliche Intelligenz in der Schweiz 2024» («L'intelligenza artificiale in Svizzera nel 2024») dell'Istituto di ricerca sulla comunicazione e i media (IKMZ) dell'Università di Zurigo, il 98 % degli internauti svizzeri ha già sentito parlare di strumenti IA e il 54 % li utilizza regolarmente. Ma il vero valore dell'intelligenza artificiale non risiede nel mero consumo, bensì nella sua applicazione mirata per trasformare radicalmente la creazione di valore.

Alla fine del 2024 la programmazione di agenti di IA era considerata il nuovo «superpotere». Tuttavia, con l'introduzione della funzionalità «Operatore» di ChatGPT, quest'idea sta diventando obsoleta. Gli agenti di IA vanno sempre più verso la diffusione di massa e ciò che conta non è più come vengono progettati, quanto piuttosto dove vengono impiegati per creare il massimo plusvalore trasformativo.

I futurologi prospettano che sciami di agenti IA fungeranno da precursori di «modelli settoriali IA» completi che digitalizzeranno intere catene del valore. Le aziende potrebbero quindi attingere a questi modelli di IA pre-addestrati tramite interfacce. Contemporaneamente, sta emergendo una «economia predittiva» in cui quasi tutto può essere previsto e ciò è affascinante ma anche inquietante: chi fa gli affari se non ci sono ordini?

La trasformazione digitale sta spostando l'attenzione del lavoro: via dalla routine verso ciò che costituisce la reale creazione umana di valore e cioè pensiero creativo, lungimiranza strategica, intelligenza emotiva e capacità di prendere decisioni complesse. Per quanto l'intelligenza artificiale stia compiendo enormi progressi in molti ambiti, la responsabilità per le considerazioni etiche, l'empatia nel relazionarsi con le persone e la contestualizzazione di problemi ambigui restano in gran parte di dominio umano. In breve: l'eccellenza analogica.

Leadership digitale invece di automazione cieca

Le aziende sono a un punto di svolta: mentre alcuni utilizzano l'intelligenza artificiale specificatamente per l'automazione e il processo decisionale basato sui dati, in altri casi il suo uso rimane incontrollato. I dipendenti utilizzano strumenti di IA in modo autonomo e spesso caricano dati sensibili inconsapevolmente. Ciò che inizia come un aumento di efficienza può rapidamente trasformarsi in un incubo per la governance.

Ma divieti severi sarebbero un errore. Leadership digitale significa espandere le capacità digitali in modo mirato e mantenere un equilibrio tra innovazione e governance. La tecnologia da sola non cambia nulla, solo il suo uso consapevole e strategico genera una reale trasformazione. Una chiave per raggiungere questo obiettivo è la democratizzazione dei dati: chi combina sistematicamente prove aneddotiche con approfondimenti basati sui dati prende decisioni migliori e garantisce il successo a lungo termine.

La stessa dinamica vale per il settore delle risorse umane. Anche in questo caso, l'intelligenza artificiale e l'automazione rendono più efficiente gran parte della catena del valore e, proprio per questo, i punti di contatto analogici più preziosi. L'efficienza digitale prepara il terreno, ma ciò che è fondamentale è dove vengono reinvestite le risorse liberate. Chi la utilizza per intensificare costruire relazioni più strette con clienti e candidati si distingue dalla concorrenza e crea plusvalore proprio là dove fa la differenza: nella reale interazione umana.

Il settore delle risorse umane tra IA e esseri umani: chi si limita a digitalizzare, perde.

Il settore delle risorse umane sta attraversando una trasformazione digitale. Secondo Staffing Industry Analysts (SIA), il settore genera un fatturato annuo di 500 miliardi di dollari, ma solo il 4 % di esso è valore aggiunto digitale, molto meno rispetto a settori come il commercio o la mobilità. Entro il 2030, secondo il World Economic Forum, potrebbe essere automatizzato fino al 70 % dei compiti amministrativi in ambito risorse umane. Ma la tecnologia da sola non costituisce un vantaggio competitivo, determinante è il modo in cui viene utilizzata.

I processi di matching supportati dall'intelligenza artificiale migliorano l'assegnazione di talenti e posti di lavoro, i controlli di conformità automatizzati garantiscono una maggiore sicurezza e le analisi basate sui dati portano a decisioni migliori. Tuttavia la tecnologia non sostituisce l'interazione umana, ne enfatizza l'importanza. Poiché quando si tratta di pensiero strategico, soluzioni creative, collegamento rapido di conoscenze e intelligenza emotiva il fattore uomo rimane insostituibile. Ad esempio nella consulenza individuale di orientamento professionale: L'IA può suggerire posizioni perfettamente idonee, ma nei momenti cruciali, ad esempio nel momento in cui un candidato si trova a dover scegliere tra due offerte di lavoro allettanti, è la consulenza personale di reclutatori esperti che fa chiarezza e crea fiducia. Oppure nella gestione strategica della forza lavoro: un'azienda non ha bisogno solo di profili, ma di una strategia del personale a lungo termine. I consulenti umani non solo rilevano criteri formali, ma tengono conto anche della cultura aziendale, delle dinamiche di squadra e degli obiettivi strategici aziendali, cosa che l'intelligenza artificiale da sola non può fare.

I prestatori di personale che si avvalgono dell'efficienza digitale come leva e reinvestono le risorse liberate in interazioni umane di alta qualità si evolveranno da fornitori di servizi a partner strategici per clienti e talenti.

Conclusione: Il futuro del settore delle risorse umane è ibrido.

La digitalizzazione vince: ottimizza processi, incrementa l'efficienza e crea nuove opportunità. Ma l'umanità decide. Il successo non si ottiene solo attraverso la tecnologia, bensì attraverso il reinvestimento consapevole dell'efficienza digitale in un'interazione personale e di valore. Il futuro del settore delle risorse umane è ibrido: Chi sfrutta la tecnologia in modo mirato non guadagna solo velocità, ma anche vicinanza ai talenti e ai clienti. Io sostengo: «Don't compete on technology. Compete on human connection».

 

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